Venezia, per chi ci arriva
dalla terra ferma, al principio sembra un miraggio, impalpabile ed
evanescente come Atlantide.
Dapprima è solo un profilo
appena sfumato che fluttua sulla linea sottile dell'orizzonte poi,
a mano a mano che la distanza diminuisce, eccola comparire, come per
magia, con il suo gioco apparentemente infinito di linee e di curve.
E' sufficiente fare pochi passi
, lontano dal colorato viavai dei visitatori che a frotte sciamano
lungo i percorsi prestabiliti e pubblicizzati dalle guide turistiche,
per ritrovarsi in un'altra dimensione spazio-temporale.
Fascino e mistero sono lì,
a portata di mano, appena dietro l'angolo.
Un luogo, anzi un "non
luogo", fatto di ponti sospesi che si rincorrono, in un continuo
ed ininterrotto susseguirsi di prospettive sempre diverse, sopra il
quieto sciabordio dei canali e di placide piazze che, come per incanto,
si "aprono" allo sguardo dall'antico dedalo di "calli"
nascoste.
Da qui, come sanno gli appassionati,
da più di quarant'anni decolla l'astronave personale di Luciano_Gatto,
autore quotidianamente impegnato a viaggiare lungo le rotte tracciate
dal suo prodigioso pennello.
La
sua è una missione estrema, alla ricerca di "nuovi mondi"
da disegnare e di nuove storie da raccontare, e Gatto la affronta
e "ci si butta" con l'entusiasmo ed il piglio che da sempre
lo contraddistinguono.
Le
sue capacità grafiche e, sopratutto, la sua vitalità
(e chi scrive lo ha sperimentato di persona) non finiscono mai di
stupire.
E'
incredibile come Gatto, incurante delle mode che passano e se ne vanno,
riesca continuamente a rinnovare il suo stile senza tuttavia mai cambiare.
Quello
stile, per intenderci, che, se all'inizio (come ha sottolineato in
più occasioni) aveva subito l'influsso dei modelli obbligati,
in un secondo tempo, sotto la spinta di una personalità più
che determinata, si era rapidamente trasformato per seguire la propria
strada fino ad arrivare al solo ed esclusivo "stile alla gatto".
Quel
"tratto", insomma, tanto amato dai fans, che fa dell'artista
veneziano un "unicum" nel mondo del fumetto disneyano e
"non" e che ha reso la sua arte un raro esempio di equilibrio
e armonia grafica.
Infatti,
sebbene Gatto abbia rarefatto negli ultimi anni le sue collaborazioni
disneyane, impegnato com'è su altri fronti, professionalmente
parlando forse più soddisfacenti, ogni qualvolta appare una
sua storia di Topi o di Paperi non si può non restare a bocca
aperta.
Qualche
esempio?
Sfogliando
una delle sue fatiche disneyane più recenti, "ZIO
PAPERONE E L'OPERAZIONE POLVERE DI LUNA", testi di Carlo
Gentina, pubblicata sul Topolino n.2472, ancora una volta l'alchimia
si rinnova.
Si
parlava prima di astronave "gattiana" e appunto di astronavi
e viaggi spaziali si racconta in questa simpatica storiella che vede
lo Zione, Paperino e nipotini impegnati nel recupero della polvere
d'oro setacciata, grazie all'ingegno di Archimede, dalla superficie
lunare.
Il
soggetto fantascientifico non spaventa di certo Luciano, del tutto
a suo agio tra astronavi, tute spaziali, apparecchiature elettroniche,
vuoto interstellare e mondi paralleli.
Del
resto il disegnatore non è nuovo ad "imprese" del
genere poichè, nel corso della sua lunga carriera di "navigatore
dell'immaginario", la sua matita ha "spaziato", è
il caso di dirlo, in lungo ed in largo per cui, se alla bellissima
storia di Romano_Scarpa, "TOPOLINO E LA NAVE DEL MICROCOSMO",
pubblicata nel lontano 1957, Luciano ha "prestato" soltanto
la sua abilità di inchiostratore, in storie graficamente tutte
sue la fantascienza ed il "fantastico" sono indubbiamente
di casa.
Tra
le più belle ed interessanti ricordo l'inquietante "L'ANTIPAPERONE"
, tutta giocata sui registri tenebrosi del "doppio" - di
sicuro uno di quelli più frequentati dalla letteratura e dalla
cinematografia fantastica - e la notevole "TOPOLINO E L'IMPERATORE
DELLA LUNA", la divertenre "PAPERINO
E LA GIUBBA SPAZIALE", gustoso episodio sugli strani poteri
volanti di una "giubba aliena", oppure l'avventuroso-scientifico
"ZIO PAPERONE E IL VULCANO D'ORO", autentica escursione
tutta "all'interno" e sorta di rilettura moderna del capolavoro
verniano "Viaggio al centro della terra" e l'oceanica "PAPERINO
E LE VENTIMILA BEGHE SOTTO I MARI", altro omaggio al grande
scrittore francese, ancora "TOPOLINO E LE LETTERE MISTERIOSE",
una specie di incontro ravvicinato sudamericano in cui Topolino, Atomino
Bip Bip e il leggendario Dottor Enigm aiutano l'E.T. di turno a ritrovare
la strada di casa.
Vorrei
inoltre citare, perchè affini all'argomento qui trattato, l'attualissima
ed ecologica "ZIO PAPERONE E LO SCOMPENSO DELLA TERRA",
le archeologiche "ZIO PAPERONE E LA RINASCITA DI POMPEI"
e "TOPOLINO E L'ENIGMA DELLA PIRAMIDE" e la mitologica,
nonchè sorprendente, "PAPERINO E LO SPECCHIO DI CASTALIA".
Storie,
queste ultime , forse meno note ma che evidenziano la poliedrica abilità
e la camaleontica capacità di adattarsi a qualsiasi "territorio"
ed ambientazione del disegnatore veneziano.
Dalla
preistoria (come non nominare Pietrino, il simpatico cavernicolo ideato
da Gatto negli anni 50?) al Medio Evo, dall'antica Roma al Far West,
dagli abissi marini alle profondità dell spazio e ai viaggi
nel tempo (la serie di Topo_Gigio e della sua matita magica, a mio
avviso davvero splendida ed intelligente) Luciano si muove con la
sicurezza di un vero "stakanovista" del tavolo da disegno
macinando un'avventura dietro l'altra.
Nella
nuova vicenda "lunare" dei paperi, dunque, fin dalle prime
tavole il pennello di gatto si manifesta in tutta la sua originale
e inconfondibile incisività e che la città d'origine,
con il suo fascino "alieno" ed esotico, sia l'elemento chiave
della sua eterna giovinezza artistica risulta chiaro proseguendo nella
lettura.
"Dalla
laguna alla luna", in sostanza, il passo è breve.
Per
un cavallo, pardon... un "gatto" di razza come Luciano sono
sufficienti foglio, pennello e china ed il gioco è fatto.
La
sua mitica "mano di ferro" - così l'ha definita Romano_Scarpa
ricordando la loro storica collaborazione - non sbaglia un colpo e,
vignetta dopo vignetta, l'autore mette in scena le sue indiscusse
capacità grafiche.
"...
COME IL REGISTA DI UN FILM IL DISEGNATORE DEVE DIRIGERE E FAR RECITARE
I PERSONAGGI CHE DEVONO ESSERE SEMPRE AL CENTRO DELLA VIGNETTA IN
MODO TALE CHE L'AZIONE SIA SEMPRE COMPRENSIBILE E CHIARA E, SOPRATUTTO,
ALL'ALTEZZA DEGLI OCCHI DEL LETTORE..." aveva detto Gatto al
tempo del nostro primo incontro, enunciando in maniera più
che lampante i principi fondamentali su cui si fonda la propria "filosofia"
artistica.
Così
è anche questa volta.
L'inconfondibile
pennellata del maestro "ritaglia" con invidiabile precisione
ogni oggetto e ogni cosa senza perdere mai di vista proporzioni e
simmetrie mentre i protagonisti, con la consumata scioltezza di attori
professionisti, si muovono alla perfezione all'interno del palcoscenico
allestito dall'autore veneziano.
Ancora
una volta, ovviamente, la limpidezza del tratto e l'apparente semplicità
del disegno non devono trarre in inganno poichè l'occhio allenato
intuisce all'istante che dietro a quelle vignette così solari
e luminose c'è una professionalità indiscutibile.
Una
professionalità che, a mio avviso, ha pochi rivali nell'ambito
delle "nuvole parlanti".
Gatto,
infatti, pur muovendosi nell'ambito del fumetto "non realistico"
elabora tavole che non hanno nulla da invidiare a quelle di una storia
dal taglio "realistico".
Basta
soffermarsi sugli scenari lunari, con i loro nitidi giochi di luci
e di ombre, sugli accurati sfondi stellati, sul razzo di Archimede,
sul modulo lunare e sul "Paper Shuttle" , gemelli speculari
del LEM e dello Shuttle originali, per comprendere quanto sia sottile
il confine tra "reale" e "non reale".
Troppo
spesso liquidato come genere facile e meno quotato di quello "realistico"
il fumetto "non realistico" , al contrario del "fratello
maggiore" che può contare su modelli e riferimenti concreti,
ha dalla sua parte solamente la "visionarietà" ed
il talento artistico del disegnatore.
Non
credo che tutti comprendano quanto sia difficile rappresentare graficamente
"qualcosa", tutto sommato, privo di un vero riscontro con
la realtà.
Far
vivere e agire esseri umani, pur in ambienti e mondi di fantasia,
è senz'altro più semplice che far "recitare"
paperi e topi "antropomorfizzati".
Se
Zio Paperone, quando i suoi amati dollari sono in pericolo, si dispera
e noi con lui, se la sfortuna innata di Paperino ci commuove e al
tempo stesso ci fa rabbia, se ci appassiona l'ennesimo intrigo giallo
in cui si trovano coinvolti Topolino e Pippo lo dobbiamo senza alcun
dubbio all'arte sopraffina di quei geniali artefici della matita che
hanno proseguito, con passione e rispetto, la strada tracciata dai
grandi maestri d'oltreoceano, Ub Iwerks, Floyd Gottfredson e Carl
Barks in testa.
Sono
la passione per il proprio lavoro ed il rispetto per i lettori, allora,
gli elementi che caratterizzano tutta l'opera di Luciano_Gatto.
Uomo
e disegnatore convivono in lui in perfetta simbiosi, saldamente uniti
dallo stesso squisito e inossidabile senso pratico, accomunati da
quella generosità e da quella risolutezza che traspaiono sotto
la pacata superficie dei suoi occhi tranquilli come i canali della
laguna e che, da sempre, lo spingono a sedersi al tavolo da disegno
- lassù nel piccolo studio affacciato sui tetti di Venezia
- per prendere il volo a bordo della sua sfrenata fantasia visiva.
Che
dire ancora dell'impareggiabile Maestro?
Che
lui, come del resto la sua Venezia, sono come la luna: magici e, perchè
no, in fondo ancora tutti da scoprire.
Fiorenzo Cersosimo (25.04.2003)