Da "Paperino e il ciliegio rabdomante" a "Zio
Paperone e la corsa alla luna", tanto per abbracciare idealmente
un arco di tempo di grande ampiezza, oltre un quarantennio, dalle prime
tavole pubblicate su "Topolino" n°193 fino a quelle del
2001 su "Topolino" n°2361: l'impressione è costante
e inequivocabile: un operare "classico" che, dopo aver attinto
alla fonte disneyana originale, si svolge con puntuale fedeltà
lungo un percorso che mai si piega a tentazioni fuorvianti, ma anzi
procura di esaltare la chiarezza di quell'acqua attraverso concezioni,
intuizioni e soluzioni facenti capo a uno stile personale che, pur in
tale fedeltà, re-inventano modi e atteggiamenti portanti a una
realtà fantastica che, a dire correttamente, si può senz'altro
definire un mondo Disney_Gatto.
Di conseguenza, anche la storia, nelle sue componenti di testo e intreccio,
a mano a mano che si fa disegno sotto le mani dell'artista, prende vita
liberandosi in questo nuovo mondo; acquisendone l'intimo carattere,
divenendo cioè un'unità inscindibile.
La medesima storia potrebbe certamente rivivere sotto altre mani, ma
diversa sarebbe anche la forma e diverso il mondo che l'accoglierebbe.
Attorno al mondo Disney dell'origine, io mi figuro infatti ruotare altri
mondi, tanti quanti le mani degli artisti disneyani di ieri e di oggi.
Quando mi accosto a ciascuno di questi pianeti, sento immancabilmente
aleggiare lo spirito dell' "antico" ideatore, ma non lo distinguo
allo stesso modo nè con la stessa intensità.
In ciascuno, l'aria che vi respiro è diversa.
Così è naturale che io preferisca fermarmi in quel mondo
dove l'aria è più fine e sa rigenerarmi.
E questo, per come sente il mio animo, è quello che, come dicevo,
mi piace chiamare Disney_Gatto.
Ciò non significa che io talvolta non ami visitare sulle pagine
i territori artistici dei disegnatori che si avvicendano nella meravigliosa
avventura disneyana; dico solo che la mia "residenza" ideale
è nel mondo Disney_Gatto.
E non per un caso fortuito, ma perchè soltanto qui riesco a porre
i piedi sul suolo, posso cioè "entrare" e non soltanto
guardare dall'ingresso.
Quando avrò esposto i punti essenziali che da sempre hanno motivato
la mia scelta, risulterà più chiaro ciò che voglio
intendere.
Nell'opera di Luciano_Gatto trovo anzitutto una limpidezza estrema che
rende il disegno immediatamente "leggibile": un pregio indubbiamente
di enorme rilevanza, i cui effetti producono un'immediata sensazione
di armonia, ancor più evidente nelle scene con molti personaggi,
scene nelle quali è facile ( e spesso in parecchi accade così
) produrre confusione a tutto discapito dell'osservatore, costretto
a muoversi senza punti di riferimento, come in un labirinto, nella impossibilità
di trovare un chiaro centro focale.
Nei casi peggiori il disegno diventa allora un autentico groviglio arduo
da districare.
Convengo che la leggibilità della immagine è qualcosa che
parte da dentro, un che di innato e frutto di autocontrollo assieme;
tuttavia ho sempre avuto la impressione che da molti essa sia stata bandita
volutamente credendo che una scena densa abbia artisticamente più
"peso".
Per me questo modo di lavorare è totalmente ingannevole: il disegno
viene appena sfiorato dagli occhi di chi osserva, occhi che subito,
proprio per cercare quiete, corrono ( inutilmente ) sperando di trovarla
nel quadro successivo e così via.
In questo modo la storia viene scorsa affrettatamente e in definitiva
si può dire che non venga letta; sicuramente non viene goduta,
anzi lascia un senso di affaticamento.
Nel mondo Disney_Gatto l'illeggibilità è sconosciuta e
lo sguardo può agevolmente muoversi di cornice in cornice soffermandosi
via via su personaggi e scenografie.
La limpidezza grafica, che in definitiva è specchio del più
segreto sentire dell'autore, non solo va colta in una visione d'assieme,
ma in_Gatto pervade ogni zona che si esamini: limitando l'attenzione
a una testa, una mano, un ciuffo di piume, un vestito, una pala appoggiata
a un sacco presso un cumulo di monete dorate, ma anche più semplicemente
la linea di un becco o quelle che creano un occhio, la barba e il cappuccio
di un nano. insomma ogni angolo della scena, tutto è di immediato
godimento concettuale e estetico.
In questo ammirevole equilibrio si dipana, senza cedimenti
di sorta, anche la recente storia " Zio Paperone e la corsa alla
luna " , la cui complessità ( ma qual'è la storia
che, se interessante, non sia complessa? ) avrebbe potuto essere di
ostacolo ai fini della chiarezza grafica.
Così, nella predetta storia, pure le scene cosmiche
sono altrettanti gioielli d'inventiva.
La leggibilità che regna sovrana in Luciano_Gatto
fa si che le nuvolette dei testi abbiano anch'esse non una casuale collocazione,
in modo da convivere con la scena disegnata senza creare impedimenti
alla scioltezza della visione.
Arrivarvi non è semplice come sembrerebbe.
Le considerazioni che ho appena fatto sul reciproco rapporto
tra " lettering " e disegno, mi porta
ad un'altra importantissima relazione: quella tra personaggi e scenografia:
E' per me una relazione essenziale, che nel mondo Disney_Gatto mi colpisce
subito.
I personaggi ( tutti ) dominano, agiscono in primo piano,
sono i padroni della scena.
L'osservatore ( sono le mie sensazioni, ma ognuno le
può provare ) se li trova di fronte, ne è attratto; sono
il punto di attrazione primaria.
Senza accorgermene, è come se andassi verso di
loro mentre la cornice che racchiude il disegno ora tende a sfumare
fino a scomparire del tutto: è il momento magico dell'arte di
L_Gatto: l'osservatore è " entrato " (come ho detto poco
fa ) per incanto nella scena; l'arte vera ha rinnovato il suo miracolo.
Qui insomma i personaggi non sono al servizio della
scenografia, ma è questa a servire i personaggi: a parer mio
non è certo cosa di poco conto.
Solo così essi acquistano quella particolare
forza capace di catturarmi, di tirarmi dentro, appunto oltre la cornice.
Ma non è che il paesaggio attorno ne risenta,
anzi acquista un gradevolissimo equilibrio, senza sopraffare i personaggi,
neanche quando esso è particolarmente ricco di case, vegetazione,
castelli, montagne e così di seguito.
Sono paesaggi accuratissimi, fiabeschi, come lo sono
le scenografie interne, dove è curato anche il pomello di un
cassetto.
L'artista li pone sì al servizio dei personaggi,
ma questo " essere al servizio " non significa per Luciano usare
due misure, bensì assegnare ad ogni elemento, animato o inanimato,
il suo giusto ruolo secondo la sapiente regia del suo procedimento artistico.
Infatti la scenografia, esterna o interna, meriterebbe
una trattazione a parte, tanto è varia e genialmente costruita.
Altro motivo, anche questo nè il primo nè
l'ultimo, chè uno conduce all'altro e vi sarebbero pagine da
scrivere, altro motivo dicevo, che trovo costante in Luciano_Gatto,
è la somma espressività dei personaggi medesimi.
La forma che graficamente essi assumono, nell'interpretazione
di Gatto li rende " nuovi " , li fa " suoi " pur
essendo di tanti.
E io credo che il segreto stia nel complesso di tale
forma, dall'atteggiamento del corpo, magari di una singola mano, ma
sopratutto negli occhi.
E' interessantissimo raffrontare la resa degli occhi
nei vari artisti: ci si accorge di quanta parte abbia lo sguardo ai
fini della capacità comunicativa.
Gli occhi di Luciano_Gatto hanno un'intensità
singolarissima nella resa dell'infinita serie di
stati d'animo, e ancor meglio esaltano i momenti
di più fine poesia.
Basta, tanto per esemplificare, immergersi nelle tavole
1 e 2 del citato " Zio Paperone e la corsa alla luna ": sono
due tavole in cui si assommano tutti i pensieri che ho espresso.
Ma c'è già tutto anche in " Paperino
e il ciliegio rabdomante ".
Nel mio breve scritto, che non ha alcuna presunzione
se non quella di essere una confidenza sincera all'artista e all'amico,
non può infine mancare un preciso cenno alla composizione di
ciascuna scena, con creatività che mai riposa, ma si rinnova
di quadro in quadro, di tavola in tavola, con prospettive di grande
efficacia anche in situazioni oggettivamente difficili come le scene
affollate, richiedenti sovrapposizioni di figure e via dicendo.
In tale contesto devo anche dire che mi affascina (
e molti artisti dovrebbero riflettervi ) la naturalezza con cui Luciano_Gatto fa muovere i personaggi.
Sono tutti movimenti naturali, non gravati da forzature,
non esasperati.
Non sono per così dire movimenti isterici o da
gomma elastica.
E ciò è assai rilevante per la credibilità
della recitazione, cooperando altresì a quel far " entrare
" letteralmente nella tavola, a far scomparire, come dicevo, i
confini posti dai riquadri.
Visitare tutto il pianeta Disney_Gatto
richiede tempo e passione:
in quarant'anni e oltre esso è divenuto grande davvero e continuamente
si arricchisce.
Percorrerne quel tanto
che è possibile dà sempre enorme appagamento.
Entrarvi è facile:
ci pensano i suoi personaggi a portarvi dentro; basta desiderarlo.
Tanto può arrivare
a fare l'arte di un maestro.
Venezia , 25 marzo 2001
Da
Francesco Valma tuo ammiratore ed amico.
Francesco, ad una mostra di Sue Opere, con Luciano.
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