Il mondo Disney_Gatto di Francesco Valma

Da "Paperino e il ciliegio rabdomante" a "Zio Paperone e la corsa alla luna", tanto per abbracciare idealmente un arco di tempo di grande ampiezza, oltre un quarantennio, dalle prime tavole pubblicate su "Topolino" n°193 fino a quelle del 2001 su "Topolino" n°2361: l'impressione è costante e inequivocabile: un operare "classico" che, dopo aver attinto alla fonte disneyana originale, si svolge con puntuale fedeltà lungo un percorso che mai si piega a tentazioni fuorvianti, ma anzi procura di esaltare la chiarezza di quell'acqua attraverso concezioni, intuizioni e soluzioni facenti capo a uno stile personale che, pur in tale fedeltà, re-inventano modi e atteggiamenti portanti a una realtà fantastica che, a dire correttamente, si può senz'altro definire un mondo Disney_Gatto.

Di conseguenza, anche la storia, nelle sue componenti di testo e intreccio, a mano a mano che si fa disegno sotto le mani dell'artista, prende vita liberandosi in questo nuovo mondo; acquisendone l'intimo carattere, divenendo cioè un'unità inscindibile.
La medesima storia potrebbe certamente rivivere sotto altre mani, ma diversa sarebbe anche la forma e diverso il mondo che l'accoglierebbe.
Attorno al mondo Disney dell'origine, io mi figuro infatti ruotare altri mondi, tanti quanti le mani degli artisti disneyani di ieri e di oggi.

Quando mi accosto a ciascuno di questi pianeti, sento immancabilmente aleggiare lo spirito dell' "antico" ideatore, ma non lo distinguo allo stesso modo nè con la stessa intensità.
In ciascuno, l'aria che vi respiro è diversa.
Così è naturale che io preferisca fermarmi in quel mondo dove l'aria è più fine e sa rigenerarmi.
E questo, per come sente il mio animo, è quello che, come dicevo, mi piace chiamare Disney_Gatto.
Ciò non significa che io talvolta non ami visitare sulle pagine i territori artistici dei disegnatori che si avvicendano nella meravigliosa avventura disneyana; dico solo che la mia "residenza" ideale è nel mondo Disney_Gatto.
E non per un caso fortuito, ma perchè soltanto qui riesco a porre i piedi sul suolo, posso cioè "entrare" e non soltanto guardare dall'ingresso.
Quando avrò esposto i punti essenziali che da sempre hanno motivato la mia scelta, risulterà più chiaro ciò che voglio intendere.

Nell'opera di Luciano_Gatto trovo anzitutto una limpidezza estrema che rende il disegno immediatamente "leggibile": un pregio indubbiamente di enorme rilevanza, i cui effetti producono un'immediata sensazione di armonia, ancor più evidente nelle scene con molti personaggi, scene nelle quali è facile ( e spesso in parecchi accade così ) produrre confusione a tutto discapito dell'osservatore, costretto a muoversi senza punti di riferimento, come in un labirinto, nella impossibilità di trovare un chiaro centro focale.
Nei casi peggiori il disegno diventa allora un autentico groviglio arduo da districare.
Convengo che la leggibilità della immagine è qualcosa che parte da dentro, un che di innato e frutto di autocontrollo assieme; tuttavia ho sempre avuto la impressione che da molti essa sia stata bandita volutamente credendo che una scena densa abbia artisticamente più "peso".
Per me questo modo di lavorare è totalmente ingannevole: il disegno viene appena sfiorato dagli occhi di chi osserva, occhi che subito, proprio per cercare quiete, corrono ( inutilmente ) sperando di trovarla nel quadro successivo e così via.
In questo modo la storia viene scorsa affrettatamente e in definitiva si può dire che non venga letta; sicuramente non viene goduta, anzi lascia un senso di affaticamento.
Nel mondo Disney_Gatto l'illeggibilità è sconosciuta e lo sguardo può agevolmente muoversi di cornice in cornice soffermandosi via via su personaggi e scenografie.
La limpidezza grafica, che in definitiva è specchio del più segreto sentire dell'autore, non solo va colta in una visione d'assieme, ma in_Gatto pervade ogni zona che si esamini: limitando l'attenzione a una testa, una mano, un ciuffo di piume, un vestito, una pala appoggiata a un sacco presso un cumulo di monete dorate, ma anche più semplicemente la linea di un becco o quelle che creano un occhio, la barba e il cappuccio di un nano. insomma ogni angolo della scena, tutto è di immediato godimento concettuale e estetico.

In questo ammirevole equilibrio si dipana, senza cedimenti di sorta, anche la recente storia " Zio Paperone e la corsa alla luna " , la cui complessità ( ma qual'è la storia che, se interessante, non sia complessa? ) avrebbe potuto essere di ostacolo ai fini della chiarezza grafica.
Così, nella predetta storia, pure le scene cosmiche sono altrettanti gioielli d'inventiva.
La leggibilità che regna sovrana in Luciano_Gatto fa si che le nuvolette dei testi abbiano anch'esse non una casuale collocazione, in modo da convivere con la scena disegnata senza creare impedimenti alla scioltezza della visione.
Arrivarvi non è semplice come sembrerebbe.

Le considerazioni che ho appena fatto sul reciproco rapporto tra " lettering " e disegno, mi porta ad un'altra importantissima relazione: quella tra personaggi e scenografia:
E' per me una relazione essenziale, che nel mondo Disney_Gatto mi colpisce subito.

I personaggi ( tutti ) dominano, agiscono in primo piano, sono i padroni della scena.
L'osservatore ( sono le mie sensazioni, ma ognuno le può provare ) se li trova di fronte, ne è attratto; sono il punto di attrazione primaria.
Senza accorgermene, è come se andassi verso di loro mentre la cornice che racchiude il disegno ora tende a sfumare fino a scomparire del tutto: è il momento magico dell'arte di L_Gatto: l'osservatore è " entrato " (come ho detto poco fa ) per incanto nella scena; l'arte vera ha rinnovato il suo miracolo.

Qui insomma i personaggi non sono al servizio della scenografia, ma è questa a servire i personaggi: a parer mio non è certo cosa di poco conto.
Solo così essi acquistano quella particolare forza capace di catturarmi, di tirarmi dentro, appunto oltre la cornice.
Ma non è che il paesaggio attorno ne risenta, anzi acquista un gradevolissimo equilibrio, senza sopraffare i personaggi, neanche quando esso è particolarmente ricco di case, vegetazione, castelli, montagne e così di seguito.
Sono paesaggi accuratissimi, fiabeschi, come lo sono le scenografie interne, dove è curato anche il pomello di un cassetto.
L'artista li pone sì al servizio dei personaggi, ma questo " essere al servizio " non significa per Luciano usare due misure, bensì assegnare ad ogni elemento, animato o inanimato, il suo giusto ruolo secondo la sapiente regia del suo procedimento artistico.
Infatti la scenografia, esterna o interna, meriterebbe una trattazione a parte, tanto è varia e genialmente costruita.

Altro motivo, anche questo nè il primo nè l'ultimo, chè uno conduce all'altro e vi sarebbero pagine da scrivere, altro motivo dicevo, che trovo costante in Luciano_Gatto, è la somma espressività dei personaggi medesimi.
La forma che graficamente essi assumono, nell'interpretazione di Gatto li rende " nuovi " , li fa " suoi " pur essendo di tanti.
E io credo che il segreto stia nel complesso di tale forma, dall'atteggiamento del corpo, magari di una singola mano, ma sopratutto negli occhi.
E' interessantissimo raffrontare la resa degli occhi nei vari artisti: ci si accorge di quanta parte abbia lo sguardo ai fini della capacità comunicativa.
Gli occhi di Luciano_Gatto hanno un'intensità singolarissima nella resa dell'infinita serie di stati d'animo, e ancor meglio esaltano i momenti di più fine poesia.
Basta, tanto per esemplificare, immergersi nelle tavole 1 e 2 del citato " Zio Paperone e la corsa alla luna ": sono due tavole in cui si assommano tutti i pensieri che ho espresso.
Ma c'è già tutto anche in " Paperino e il ciliegio rabdomante ".

Nel mio breve scritto, che non ha alcuna presunzione se non quella di essere una confidenza sincera all'artista e all'amico, non può infine mancare un preciso cenno alla composizione di ciascuna scena, con creatività che mai riposa, ma si rinnova di quadro in quadro, di tavola in tavola, con prospettive di grande efficacia anche in situazioni oggettivamente difficili come le scene affollate, richiedenti sovrapposizioni di figure e via dicendo.
In tale contesto devo anche dire che mi affascina ( e molti artisti dovrebbero riflettervi ) la naturalezza con cui Luciano_Gatto fa muovere i personaggi.
Sono tutti movimenti naturali, non gravati da forzature, non esasperati.
Non sono per così dire movimenti isterici o da gomma elastica.
E ciò è assai rilevante per la credibilità della recitazione, cooperando altresì a quel far " entrare " letteralmente nella tavola, a far scomparire, come dicevo, i confini posti dai riquadri.

Visitare tutto il pianeta Disney_Gatto richiede tempo e passione: in quarant'anni e oltre esso è divenuto grande davvero e continuamente si arricchisce.

Percorrerne quel tanto che è possibile dà sempre enorme appagamento.
Entrarvi è facile: ci pensano i suoi personaggi a portarvi dentro; basta desiderarlo.
Tanto può arrivare a fare l'arte di un maestro.

Venezia , 25 marzo 2001
Da Francesco Valma tuo ammiratore ed amico.


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Francesco, ad una mostra di Sue Opere, con Luciano.


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